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29th
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Tutte le cose sono passeggere

In sanscrito il concetto di impermanenza è reso con il termine «Anitya». Anitya è uno dei tre aspetti della esistenza umana, è inevitabile: la nascita stessa comporta l’ingresso nell’universo della caducità

La nostra esistenza è una candela che si consuma inesorabilmente all’insegna del cambiamentoBuddha identificò nel cambiamento la causa della nostra sofferenza. Ma mentre l’impermanenza non può essere evitata la sofferenza si può superare. La nostra mente necessita di un’epurazione, di essere sgombrata. Tendiamo ad attaccarci troppo a persone e cose e non ricordiamo mai quanto tutto sia facilmente evanescente. Il prezzo che paghiamo quando ce ne dimentichiamo è la nostra felicità. Infatti dimenticando l’impermanenza tendiamo a ricercare felicità e appagamento in fonti transitorie, dunque destinate a finire.

Immaginiamo di comprare un’auto nuova, i primi giorni staremo attentissimi per evitare il minimo graffio o ammaccatura. Ma prima o poi succede l’indesiderato, un guidatore disattento ci sfiora graffiando la carrozzeria. Rabbia, reazione normale. Passano i giorni, nel parcheggiare sfioriamo un paletto, altro piccolo graffio. Ma ormai non è più così importante. «Tanto era già danneggiata!». Cos’è successo? Perché non siamo più furibondi come la prima volta? In noi è scattato qualcosa, abbiamo inconsciamente appreso la più grande verità. Ci siamo finalmente accorti dell’impermanenza. 

Il cambiamento è così lampante nelle nostre vite che lo diamo sempre per scontato. Il mondo cambia continuamente. Noi cambiamo continuamente. Un frammento attribuito al filosofo greco Eraclito recita che «non si può discendere due volte nello stesso fiume».  Panta rhei, tutto scorre: il fiume non sarà più lo stesso, l’acqua non sarà più la stessa, ma sopratutto noi non saremo più li stessi. Basta un momento impercettibile e tutto sarà cambiato. Forse il compito degli artisti è proprio quello di immortalare qualcosa che c’era e che non ci sarà più. Strappare al mondo quel brivido che scende lungo la mano sapiente e che il pennello regala alla tela o lo scalpello al marmo. Donare alla tela ciò che gli occhi riescono a rubare, ciò che le nostre anime non riescono a trattenere. L’arte attinge dalla componente più autentica della natura umana, l’artista sa che il momento che sta dipingendo è già svanito. Il presente non esiste davvero è pura illusione. 

L’errore più grosso che si compie è nel pensare che le cose siano assolute, in realtà, come diceva Einstein«tutto è relativo» perché tutto ciò che percepiamo è pura relazione. Tutto cambia, «tutto si trasforma» disse il chimico Lavoisier, e una sedia non è mai davvero una sedia, lo è per me che vivo nel mondo in cui tutto è relazione.  E se tutto è relazione, basta che manchi un elemento di questa perché decada, e qui nasce l’impermanenza. Ogni cosa è impermanente, ma allora vuota, passeggera ed insignificante.

Ma se tutto è così vacuo, allora tutto può diventare pieno di significato. A noi la scelta!

Per alcuni Santi delle Chiesa Cattolica (Alfonso Maria de Liquori e Teresa d’Avila)….tutto passa solo Dio resta….



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